Radiofrequenza

La radiofrequenza

Storia della radiofrequenza

L'applicazione della radiofrequenza  in medicina inizia negli anni 50, da una intuizione del Dr Cosman che lavorava  al MIT, il Masachussetes Institute of Tecnology.  Con la sua applicazione si  riescono a demolire nervi in tuito il corpo, effettuando la cosiddetta termoablazione. Basta individuare il nervo che trasmette il dolore del paziente e bruciarlo. Ovviamente la tecnica e la strumentazione si sono molto evoluti da allora, ma il principio resta lo stesso.

Nel 1995 è stata introdotta una nuova applicazione della radiofrequenza: la neuromodulazione, o radiofrequenza pulsata sui nervi. Non lesiva, non si superano mai i 42 gradi. Fino a due anni fa esistevano molte teorie sul suo funzionamento. Finalmente è stato pubblicato un importante studio che ha spiegato come la radiofrequenza pulsata funziona e perché aveva tutti gli effetti benefici che la nostra pratica clinica riscontrava.

In poche parole, l'esposizione di un nervo ad un campo elettromagnetico  con determinate caratteristiche riesce a modificare il modo in cui il nervo incriminato funziona. Non interrompendo mai la trasmissione del segnale del nervo.

Con la radiofrequenza pulsata non possiamo interrompere un dolore che nasce in periferia e si propaga fino al nostro cervello. Possiamo però cambiare il modo in cui il nervo funziona: agisce pertanto sul dolore neuropatico e in generale su tutte le manifestazioni di una neuropatia. In questo modo si tratta l'acufene del musicista e non solo.

Radiofrequenza continua ad alte temperature

Funziona meccanicamente, come un bisturi: distrugge con il calore i tessuti dove viene applicata. Il questo modo possiamo procedere con la demolizione di una lesione tumorale, oppure coagulare con il calore inervi provocando un interruzione dell’impulso. Si può applicare solo su nervi sensitivi che trasmettono il dolore, pena la perdita della funzionalità dei muscoli che il nervo misto (sensitivo-motorio) si trova a innervare. A meno che non ci servano più quei muscoli o che non decidiamo (informando il paziente) di sacrificarli. Per esempio applichiamo la radiofrequenza lesiva sulla branche mediali delle radici posteriori dei nervi spinali che vanno a innervare le articolazioni della colonna; cosi otteniamo la desensibilizzazione delle articolazioni della colonna vertebrale. Ma applichiamo spesso la radiofrequenza lesiva sul nervo sovrascapolare della spalla, anche se siamo consapevoli che così sacrifichiamo l’ampiezza dei movimenti della spalla. Non lo fareste mai su una professionista che suona il clarinetto in orchestra (io non l’ho fatto) ma lo fareste al paziente novantenne che non alza la spalla dolente oltre i 90° da vent’anni (io l’ho fatto). L’interruzione del dolore nocicettivo è più efficace con la radiofrequenza lesiva che non con la pulsata.

Radiofrequenza pulsata a basse temperature

Si tratta di un'applicazione al solito di 42°C, anche se abbiamo oggi generatori che possono ledere con la radiofrequenza pulsata a temperatura più alta. La radiofrequenza pulsata è maggiormente efficace sul dolore neuropatico. Si applica di norma su nervi misti, sensitivi e motori, come per esempio nella neuromodulazione delle radici anteriori spinali in caso di Radicolopatia (sciatica). Oggi scopriamo sempre di più su come funziona la radiofrequenza pulsata. Di recente (per i più curiosi e gli addetti ai lavori) è uscita una review su Pain Physician 2021; 24:525-532, un altro passo avanti della conoscenza.

Un ringraziamento informale ad Alessandro che rende possibile l’applicazione della radiofrequenza e la nostra crescita in questa materia da parecchi anni.

Sala radiofrequenza

Informazioni per il paziente

Il paziente durante la visita viene adeguatamente informato sulle possibilità che offre radiofrequenza e sulle probabilità di risolvere il suo problema di dolore. Questa tecnica spesso non “guarisce” come non si può guarire in genere dalle malattie croniche degenerative (come ad esempio la ipertensione o il diabete) ma permette di vivere senza dolore o con un dolore di gran lunga inferiore. Porta un grande beneficio sulla qualità di vita. Il dolore cronico rappresenta secondo un famoso studio dell’OMS la prima causa degli “anni vissuti con disabilità”.

Controindicazioni

Non esistono generalmente pazienti che non possono essere trattati con la radiofrequenza! L’unica controindicazione assoluta è l’infezione della cute nella sede di applicazione. Per alcune procedure sulla colonna vertebrale gli anticoagulanti orali (Coumadin e nuovi anticoagulanti orali), e alcuni antiaggreganti vengono sospesi temporaneamente e sostituiti dalle eparine a basso peso molecolare (“punture sulla pancia”). L’età, il peso o le altre malattie che il paziente ha, rappresentano più spesso l’indicazione di procedere con la radiofrequenza e di evitare interventi chirurgici invasivi.

Come si esegue

La procedura si esegue in anestesia locale, effettuata iniettando lidocaina con un ago sottile, quello che usano tuti i giorni i pazienti diabetici per iniettarsi l’insulina. Attraverso un accesso venoso, quando necessario o quando richiesto dal paziente si usano anche farmaci che tolgono l’ansia nel giro di pochi secondi. Il paziente rimane sempre sveglio ma tranquillo. Ci teniamo affinché la procedura non sia vissuta in modo traumatico.

Nel il punto anestetizzato introduciamo l’ago della radiofrequenza che è comunque sottile, quasi come quello che comunemente si trova montato sulle siringhe che compriamo in farmacia. L’ago per radiofrequenza come si vede nella immagine ha due vie, una che porta in punta la radiofrequenza ed una che ci permette in qualsiasi istante si renda necessario, di iniettare ancora dell’anestetico locale. Quando si esegue la neurolisi ad alte temperature, viene sempre iniettato preventivamente dell’anestesia locale. Questa precauzione non è invece necessaria per la neuromodulazione, che si effettua alla temperatura del corpo.

Il corretto posizionamento dell’ago si effettua con l’aiuto della radiografia o dell’ecografia, a seconda del caso.

Fine della procedura e dimissione del paziente

Alla fine della procura si applicano sul punto di ingresso dell’ago delle piccole medicazioni pronte (cerotti) che possono essere rimosse dal paziente il giorno successivo. Il paziente torna in reparto e una volta confermato il suo buono stato fisico viene dimesso. Di solito anche le procedure più complicate si eseguono in regine di ricovero giornaliero. La visita di controllo si fissa a distanza di 4.5 settimane. A volte il beneficio della radiofrequenza è immediato, altre volte servono fino a tre o più settimane affinché il dolore cronico regredisca.

Da sapere inoltre:

La radiofrequenza è sicura, sono rare le complicanze. Come in ogni circostanza della vita, è meglio affidarsi a professionisti. Il Dott Panagiotakos esegue più di 300 interventi all’anno, complessivamente ha trattato nella sua carriera più di 10000 nervi con la radiofrequenza. Ogni minima disattenzione, ogni minima complicanza diventa importante con questi numeri. Significa la fine di una carriera professionale.

radiofrequenza Dott Panagiotakos
f.a.q.

Le vostre domande più frequenti sulla radiofrequenza

E’ normale che dopo la radiofrequenza continuo a sentire dolore (o scosse) nella stessa zona di prima?

Sì è normale. Per questo motivo la visita di controllo normalmente si esegue a distanza di 4-5 settimane dalla procedure. I motivi sono moltissimi per cui il beneficio possa non essere immediato. Riassumendoli, il dolore cronico può persistere come “memoria” per qualche settimana ancora.

Devo proseguire con l’assunzione dei miei farmaci?

Se non sono state fornite istruzioni contrarie, DEVE proseguire con tutti i farmaci che assume fino alla visita di controllo. Fanno eccezione gli antidolorifici assunti al bisogno. Se non ha necessità di questi, può non assumerli.

Quando devo fare la visita di controllo?

Normalmente la visita di controllo si fa dopo un mese. Si anticipa solo in caso di complicanze. Il controllo non è indispensabile se state bene, ma noi vogliamo sapere come state! Mandateci almeno un messaggio whatsapp!